Triathlon … WTF? (ovvero: ma chi te lo fa fare?)

Triathlon Logo

Prima di parlare di Triathlon è necessario fare alcune doverose premesse.

Chi mi conosce sa bene quanto sia appassionato di tecnologia, gadget, “cose strane e costose” e quanto io ami andare a caccia di informazioni estremamente approfondite sugli argomenti che mi stanno a cuore.

Inoltre, ho sempre amato lo sport e l’attività fisica in generale per quanto negli anni ho avuto un approccio poco organizzato: calcio e sci di fondo da bambino, con qualche esperienza podistica e sugli skiroll (io ODIO gli skiroll), poi solo calcio, poi solo arbitro, poi corsa alla bell’e meglio, poi di nuovo calcio ma sempre con un po’ di corsa durante la stagione estiva, poi cicloturismo, e così via. A parte il calcio, che è sempre stato una mia grande passione ed una costante sportiva della mia vita, per il resto mi è sempre mancata quella scintilla che facesse divampare il fuoco.

Fino a che, un fatidico giorno di Marzo di quest’anno, incontrai su quel sito di perdizione e tentazione infinita (Amazon BuyVIP) queste:

Vibram Five Fingers Bikila

Vibram Five Fingers Bikila

La scintilla scattò: passai le ore successive a leggere TUTTO ciò che ci fosse su internet relativamente a minimal shoes, barefooot running, pose running, prevenzione infortuni, ecc. Più sprofondavo in quel sapere più mi convincevo che DOVEVO comprare quelle scarpe e mettermi subito a correre.

E così feci: 13 Marzo 5 km, 16 Marzo 5 km e mezzo, 19 Marzo 8 km … 31 Marzo i miei primi 10 km quasi-scalzi. Amavo la corsa, amavo il dolore ai polpacci dei primi giorni e la sensazione che si stessero trasformando in muscoli d’acciaio, amavo lo sguardo stranito delle persone che incrociavo, la sensazione di leggerezza, lo sfiorare appena l’asfalto, i sassolini sotto le piante dei piedi, la fatica e la soddisfazione.
Ancora non avevo riordinato le idee ma sapevo che volevo impegnarmi.

La seconda scintilla arrivò grazie ad un amico, Depo, che mi invitò a correre con lui e altri amici la Stramilanina. Fu durante la corsa, circondato da centinaia di persone con la stessa passione, che decidemmo che quest’anno saremmo diventati dei Runner, con costanza ed impegno.

Andavamo a correre da soli o insieme e confrontavamo sempre i nostri risultati. Nello slancio di passione sono riuscito a coinvolgere anche Giulia che ha corso per la prima volta nella sua vita i 10 km. Uscivo spesso e macinavo sempre più asfalto. Però ancora mancava un piano ed il “correre a sensazione” mi ha portato ad esagerare troppo in fretta. Quando ho iniziato ad avvicinarmi ai 20 km, a Giugno, è arrivato il primo infortunio.
Ho atteso paziente un paio di settimane ed ho riprovato: dopo poco meno di 1 km il dolore al ginocchio (forse la dannata bandelletta) tornava a pungere dolorosamente. Sono stato assalito da un po’ di sconforto ma ho subito elaborato un piano di riserva: riposo per tutta l’estate, con qualche sport alternativo, e poi ripresa a Settembre. Ma questa volta partendo con calma, seguendo uno schema d’allenamento preciso e focalizzandomi su alcuni obiettivi.

Inserisco qui una seconda premessa, per chi mi conosce poco. Faccio fatica a stare fermo e, specialmente quando il tempo è bello, sono affetto da una leggera iperattività. Inoltre, esprimo spesso emozioni in bianco e nero: o bellissimo o bruttissimo, o amore o odio, o zero o dieci, o tutto o niente. I miei cambiamenti di opinione non avvengono come per la maggior parte delle persone, in modo lento e graduale, ma con un rapidissimo passaggio da un estremo all’altro.
Fu proprio in questo modo che nel 2012, in seguito alla rottura di una costola e all’impossibilità di praticare calcio e corsa, decisi che era il momento di darmi alla bicicletta dopo anni di insulti e acredine nei confronti delle due ruote. Io e Giulia comprammo due belle biciclette e nel giro di un mese ci trasformammo in perfetti cicloturisti armati di tutto punto e di una sana passione per le vacanze in bici.

Tornando all’estate recente, c’erano quindi tutte le premesse per abbattere un altro muro ed eseguire un’altra perfetta piroetta del pensiero. Era il momento giusto di iniziare a nuotare. Il 14 Luglio entrai, per la prima volta da anni, in una vasca con corsie delimitate e senza scivoli. Pochi giorni dopo mi ero abbonato in piscina.

Nel frattempo, non pago di questo sport alternativo, incrementai l’utilizzo della bicicletta. Iniziai ad andare al lavoro in bici almeno una volta a settimana (circa 45 km tra andata e ritorno) e comprai una splendida bicicletta pieghevole per poter praticare più agevolmente cicloturismo nei week-end. Proprio grazie a questo acquisto riuscii a coinvolgere un bel gruppetto di amici (vedi foto).

Cicloturismo pieghevole a Füssen

Cicloturismo pieghevole a Füssen

A quel punto gli astri si erano allineati da soli in una direzione ben precisa: Triathlon.
Cosa significa per me lo spiegherò meglio in un prossimo articolo. Qui mi limito a fare il punto della mia situazione sportiva nel momento esatto in cui presi quella decisione, sperando che tra qualche anno potrò rileggere questo post e farmi una grassa risata di soddisfazione:

  • Corsa: lo sport in cui sono più preparato e quello che mi calza meglio addosso. Però questa estate ero fermo per infortunio e non sapevo ne se ne quando avrei ricominciato. Sapevo solo che sarei ripartito con molta cautela.
  • Bici: non possedevo una bici da corsa, ne mai mi sarei sognato di pedalare su una di quelle. Praticavo cicloturismo come un bimbo che ha tolto da poco le rotelle: lento e con gli occhi sgranati per assorbire il mondo.
  • Nuoto: male, molto male. Ero (e sono) al livello di uno che ha appena tolto i braccioli con timore, ma non vuole rinunciare alla ciambella gialla con la paperetta.